Relazioni fra la Svizzera e il Sudafrica: ruolo dei Servizi d'informazione svizzeri Rapporto della Delegazione delle Commissioni della gestione delle Camere federali del 12 novembre 1999

Dal 1° dicembre 1999, il presente rapporto è pure disponibile sul sito Internet: www.parlement.ch, rubriche, pubblicazioni, rapporti delle delegazioni.

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Rapporto I 1

Considerazioni generali Compiti e competenze della GPDel

La Delegazione delle Commissioni della gestione delle Camere federali (GPDel) «esamina regolarmente in dettaglio l'attività nel settore della protezione dello Stato e dei servizi d'informazione» (art. 47quinquies cpv. 2 della legge sui rapporti fra i Consigli; LRC, RS 171.11).

Al fine di poter assolvere questo compito, la GPDel ha il diritto, «sentito il Consiglio federale e indipendentemente dal segreto d'ufficio o militare, di esigere l'esibizione di documenti da parte di autorità della Confederazione, dei Cantoni o da parte di privati, nonché di interrogare privati e funzionari federali in qualità di persone chiamate a dare informazioni o di testimoni» (art. 47quinquies cpv. 4 LRC).

L'obbligo dei funzionari federali di informare è disciplinato nelle «Istruzioni concernenti la comunicazione d'informazioni, l'autorizzazione a consultare documenti e la trasmissione di documenti ai membri dei Consigli legislativi, alle Commissioni parlamentari e ai Servizi del Parlamento» del 29 ottobre 1975 e nelle «Istruzioni concernenti il segreto d'ufficio e il segreto militare nei rapporti con la Delegazione delle Commissioni della gestione» del 16 ottobre 1996. Unicamente «Per comunicazioni di servizi esteri ufficiali il Consiglio federale può riservare la protezione della fonte» (art. 47quinquies cpv. 4 LRC).

2 2.1

Precedenti accertamenti della GPDel sulle relazioni Svizzera-Sudafrica Scambio di piloti con il Sudafrica

Le relazioni fra la Svizzera e il Sudafrica ai tempi del regime dell'apartheid sono state a più riprese oggetto delle critiche della stampa e di interrogazioni parlamentari. Anche la GPDel si è già occupata in passato di singoli aspetti parziali, effettuando in particolare accertamenti in merito allo scambio di piloti con il Sudafrica. Nel suo rapporto del 28 settembre 1993 (FF 1994 I 81 segg.), la GPDel giunse alla conclusione che lo scambio di piloti fra il 1983 e il 1988 rispondeva a necessità militari e che la Svizzera non aveva quindi violato né il diritto in materia di neutralità né altri obblighi di diritto internazionale. Nel contempo fu fatto notare che lo scambio di piloti non aveva tuttavia rispettato la preminenza degli obiettivi politici rispetto a quelli militari, poiché le relative informazioni erano state tenute nascoste al capo di Dipartimento competente pur conoscendo l'importanza politica dell'operazione. La Delegazione ritenne sostanzialmente adeguate le misure prese nel frattempo dal Dipartimento militare federale (DMF; oggi Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport, DDPS). Nel contempo chiese però ulteriori provvedimenti al fine di assicurare la direzione e il controllo politici di operazioni delicate sul piano politico del Gruppo servizio informazioni.

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2.2

Presunto coinvolgimento nell'acquisto di armi chimiche

A seguito di reportage giornalistici sul presunto coinvolgimento di un agente del Gruppo informazioni e sicurezza (GIS) nell'acquisto di armi chimiche da parte del Sudafrica, nel 1997 la GPDel indagò sulle voci relative a presunti contatti dei Servizi d'informazione svizzeri con il Sudafrica, verificando in particolare comunicazioni in merito al ruolo attivo e passivo del Gruppo servizio informazioni in questi contatti. La Delegazione informò sui suoi accertamenti mediante un comunicato stampa dell'11 novembre 1997, nel quale constatava: «Informazioni attendibili hanno mostrato che simili sospetti sono infondati. Attualmente, la Delegazione non vede perciò la necessità di far intervenire l'alta vigilanza parlamentare».

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Interventi parlamentari e accertamenti interni all'amministrazione sulle relazioni SvizzeraSudafrica

Nel contesto delle discussioni concernenti la rilettura della storia della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale, nel marzo del 1997 era stata inoltrata una prima interrogazione parlamentare sulle relazioni fra la Svizzera e il Sudafrica ai tempi del regime dell'apartheid. Nella sua risposta del 29 settembre 1997, il Consiglio federale ritenne che non sussistesse la necessità di un'indagine storica ordinata dallo Stato su queste relazioni. I fatti erano sufficientemente noti e il Consiglio federale aveva esaurientemente esposto la sua politica di allora nei confronti del Sudafrica nelle sue risposte a numerosi interventi parlamentari, nel suo messaggio concernente l'adesione della Svizzera all'ONU del 21 dicembre 1981 e nella sua dichiarazione del 22 settembre 1986. Il Consiglio federale ritiene che tali fatti andrebbero analizzati in un'ottica odierna.

I contatti dei Servizi d'informazione svizzeri sono ridivenuti d'attualità a seguito degli accertamenti effettuati dalla Commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana. Il giornalista televisivo svizzero Jean-Philippe Ceppi aveva eseguito ampie ricerche in merito ed era entrato in possesso di documenti che fornivano informazioni sui programmi sudafricani di allora inerenti ad armi biologiche e chimiche.

In questo contesto, all'inizio del 1999 era stata fra l'altro ripresa dai media anche la questione riguardo alle relazioni fra il Gruppo servizio informazioni e in particolare il suo capo, il divisionario Peter Regli, da un lato, e istanze statali del regime sudafricano, dall'altro.

In seguito, il 3 marzo 1999, il Consiglio nazionale respinse un'iniziativa parlamentare che aveva chiesto di riesaminare le relazioni Svizzera-Sudafrica negli anni fra il 1948 e il 1994. Il Consiglio trasmise però nel contempo un postulato nel quale auspicava che il Fondo nazionale svizzero svolgesse un'indagine sulle relazioni politiche ed economiche fra la Svizzera e il Sudafrica negli anni 1948-1994.

In risposta a varie interpellanze del marzo 1999, il 19 maggio 1999 il Consiglio federale ha reso noto che il capo del DDPS aveva ordinato un riesame interno delle relazioni dei Servizi d'informazione svizzeri con il Sudafrica e con altri Paesi. Esso annunciò che la GPDel sarebbe stata ampiamente informata sui risultati degli accertamenti interni. Al momento di ultimare il presente rapporto della GPDel mancavano ancora i risultati di questo riesame interno al Dipartimento.

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Dopo che dal 1963 si era espresso già in merito a 150 interventi parlamentari sul tema Svizzera-Sudafrica e sia nell'opinione pubblica sia in Parlamento erano riaffiorate questioni su questo tema, il 23 giugno 1999, in risposta a un'ulteriore interrogazione semplice, il Consiglio federale rese noto che l'8 marzo 1999 aveva nominato un gruppo di lavoro interdipartimentale. Compito di questo gruppo è accertare nei singoli dipartimenti e uffici quali informazioni esistono finora su queste relazioni durante gli anni critici e quale era il quadro giuridico-politico dei vari provvedimenti. Solo in base a detti accertamenti dovrebbe risultare se e in quali settori sarebbero auspicabili ulteriori accertamenti o andrebbero poste domande specifiche, e quali conclusioni se ne possono trarre. Il 1° ottobre 1999 il Consiglio federale ha autorizzato la pubblicazione del rapporto di questo gruppo di lavoro; il rapporto si occupa delle relazioni generali fra la Svizzera e il Sudafrica ed esclude consapevolmente le relazioni specifiche del Gruppo servizio informazioni svizzero con servizi e persone sudafricane.

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Ragione degli attuali accertamenti della Delegazione

Durante le sue ricerche per un reportage per la trasmissione «Temps Présent» della televisione romanda, all'inizio di marzo del 1999 Jean-Philippe Ceppi era stato provvisoriamente posto in stato di fermo a Città del Capo. Questo episodio ebbe un'enorme eco mediatica in Svizzera, e in particolare vennero avanzati gravi sospetti e fatte congetture su un presunto coinvolgimento del capo del Gruppo servizio informazioni nel programma di armi biologiche e chimiche dell'epoca, portato avanti dal regime dell'apartheid. Queste accuse spinsero il divisionario Peter Regli a chiedere alla Delegazione un'audizione chiarificatrice.

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Oggetto dell'indagine

La GPDel decise successivamente di sottoporre a un'indagine più approfondita le relazioni dei Servizi d'informazione svizzeri con il regime sudafricano dell'epoca.

Oggetto degli accertamenti furono esclusivamente i contatti dell'Aggruppamento dell'armamento o del Gruppo servizio informazioni con i Servizi segreti delle Forze armate sudafricane. In particolare fu verificato un eventuale coinvolgimento di autorità militari svizzere nello sviluppo di un programma di armi biologiche e chimiche portato avanti dal regime dell'apartheid sudafricano.

Il riesame approfondito dell'insieme delle relazioni fra la Svizzera e il Sudafrica non rientra nella sfera di competenze della Delegazione. Non può perciò neppure essere suo compito analizzare, nelle loro dimensioni storiche, tutti gli aspetti delle relazioni reciproche fra questi due Stati o assumere una posizione definitiva sulla questione, compito che spetta ad altre istanze. Essendo comunque in corso altri accertamenti in merito, anche la Delegazione ha quindi consapevolmente rinunciato a verificare tutte le voci riportate ultimamente in vari media. Essa ha piuttosto concentrato i suoi lavori su due ambiti: 1.

Quali contatti hanno intrattenuto i Servizi d'informazione svizzeri e in particolare il loro capo con rappresentanti del regime dell'apartheid in Sudafrica?

2.

Collaboratori dell'Aggruppamento dell'armamento o dei Servizi d'informazione svizzeri sono stati in qualche modo coinvolti negli sforzi del regime

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dell'apartheid in Sudafrica volti allo sviluppo di un arsenale di armi biologiche e/o chimiche?

Non sono stati indagati eventuali contatti o coinvolgimenti di privati o di ditte private. Non si è nemmeno ritornati sullo scambio di piloti con il Sudafrica negli anni 1983-1988, già oggetto di indagine nel quadro di un precedente rapporto della GPDel.

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Accertamenti della Delegazione

La GPDel ha effettuato varie audizioni durante complessivamente nove giorni. Ha interrogato le seguenti persone, alcune delle quali più volte: ­

il CF Adolf Ogi, capo del DDPS;

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il CF Kaspar Villiger, ex capo del DMF;

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il comandante di corpo Hans-Ulrich Scherrer, capo dello Stato maggiore generale;

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il divisionario Peter Regli, sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazioni;

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Jacques Rüdin, relatore del capo del DDPS;

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Bernhard Brunner, capo della Divisione specializzata del laboratorio AC di Spiez;

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Ueli Huber, capo della Sezione specializzata della chimica e della biologia del laboratorio AC di Spiez;

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Urs von Daeniken, capo della Polizia federale;

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Jean-Philippe Ceppi, giornalista, autore del reportage televisivo «Sur la piste des chimistes de l'apartheid»;

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Bertrand Theubet, produttore di suddetto reportage;

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André Jacomet, nipote del defunto ufficiale informatore Jürg Jacomet.

Il 19 agosto 1999 la GPDel scrisse al capo del DDPS chiedendogli di rispondere a varie questioni rimaste in sospeso. Questi ha evidentemente inoltrato la richiesta al divisionario Peter Regli affinché se ne occupasse direttamente. L'8 settembre 1999 la GPDel ricevette la missiva di risposta redatta da quest'ultimo. Numerose questioni rimasero però insolute, dato che riguardavano l'ambito di responsabilità del Dipartimento e non quello del Gruppo servizio informazioni e che perciò all'inizio il Divisionario Regli non si riteneva in grado di fornire informazioni al riguardo. Dopo che la GPDel aveva insistito per ottenere risposte a tutte le questioni, il 23 settembre 1999 giunse un rapporto sulle questioni rimaste sino ad allora senza risposta, anch'esso firmato dal divisionario Regli. Da parte sua, il Dipartimento non aveva reputato necessario esprimere la propria opinione sulle questioni, ma aveva nuovamente delegato tale compito al capo del Gruppo servizio informazioni. La GPDel deplora questa procedura, poiché varie questioni non si riferivano alle attività dei Servizi d'informazione svizzeri bensì alla responsabilità politica complessiva del Dipartimento e del Consiglio federale e di conseguenza rimasero per finire insolute.

Proprio questo fatto dimostra poi anche quanto era stato appurato dalla GPDel in

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altri contesti, ovvero la quasi totale mancanza di una gestione politica del Gruppo servizio informazioni.

Nonostante questi ostacoli, la GPDel ha rispettato il suo scadenzario originale, ultimando il presente rapporto prima della conclusione dell'attuale periodo legislativo.

Sebbene vi fossero state notificazioni in tal senso, a conclusione dei lavori della GPDel il rapporto interno all'amministrazione sulle relazioni dei Servizi d'informazione svizzeri con il Sudafrica e con altri Paesi commissionato dal capo del DDPS il 12 gennaio 1999 non era ancora disponibile, cosicché non fu possibile utilizzare neppure i risultati di tali accertamenti.

Nei suoi accertamenti, la Delegazione considerò inoltre varia documentazione scritta richiesta al DDPS, al DFAE e alla Polizia federale, prendendo visione in particolare dei processi verbali interni redatti dai collaboratori dei Servizi d'informazione svizzeri sui loro colloqui con rappresentanti del Sudafrica.

Al fine di elaborare quanto riscontrato, la GPDel si è inoltre avvalsa di un esperto esterno, il Dottor Niklaus Oberholzer, avvocato e professore incaricato dell'Università di San Gallo.

La Delegazione ha discusso i risultati dell'inchiesta e il rapporto i giorni 18 agosto, 14/15 e 26 ottobre 1999, giorno in cui ha approvato il suo progetto di rapporto. Il 27 ottobre l'ha sottoposto per parere al Consiglio federale (art. 47quinquies cpv. 7 LRC).

Con lettera del 3 novembre 1999, il Consiglio federale si è espresso in merito al progetto di rapporto della Delegazione, la quale ha preso atto di questo parere il 12 novembre 1999. Lo stesso giorno, essa ha approvato all'unanimità il rapporto definitivo, del quale le Commissioni della gestione di entrambe le Camere hanno preso atto il 30 novembre 1999 e deciso di pubblicarlo.

II 1

Le relazioni fra i Servizi d'informazione svizzeri e il Sudafrica Sull'organizzazione e sui compiti dei Servizi d'informazione svizzeri

Dal profilo giuridico, il Servizio informazioni militare è retto dall'articolo 99 della legge federale del 3 febbraio 1995 sull'esercito e sull'amministrazione militare (LM, RS 510.10), dalla relativa ordinanza del 4 dicembre 1995 concernente il Servizio informazioni (OSINF, RS 510.291) e dall'ordinanza del 12 agosto sulle competenze di spesa nell'ambito del Servizio informazioni in seno al DMF. Inoltre, esistono vari regolamenti per il Servizio informazioni dell'esercito, in particolare il regolamento del 30 luglio 1996.

Il Gruppo servizio informazioni, direttamente subordinato al capo dello Stato maggiore generale, si suddivide nelle unità organizzative «Stato maggiore», «Servizio informazioni strategico», con le sottodivisioni «Acquisizione», «Valutazione» e «Supporto logistico», «Servizio informazioni dell'esercito» e «Protocollo militare».

Fra i compiti essenziali del Gruppo servizio informazioni possiamo annoverare l'acquisizione, la valutazione e la diffusione di informazioni sull'estero rilevanti per la politica di sicurezza.

In linea di massima, il Servizio informazioni strategico opera solo all'estero.

All'occorrenza e qualora appaiano rilevanti per la Svizzera, esso inoltra le informa484

zioni acquisite alla Polizia federale. Il Servizio informazioni dell'esercito costituisce una sorta di «servizio specializzato superiore» degli ufficiali informatori dell'esercito ed elabora le concezioni e le basi necessarie alle loro attività. Il Protocollo militare, infine, coordina le relazioni con le persone e le istanze straniere.

Il Servizio informazioni delle Forze aeree (SIFA), indipendente, tratta principalmente questioni di ordine tattico della guerra aerea. È direttamente subordinato al comandante delle Forze aeree e collabora con il Gruppo servizio informazioni.

Gli organi superiori (il capo del DDPS e il capo dello Stato maggiore generale) formulano e approvano i punti principali e le priorità del Servizio informazioni strategico. Il mandato attualmente assegnato è datato 9 agosto 1995. La definizione dei mandati va costantemente verificata e adeguata alle mutate necessità e condizioni.

Alla fine degli anni ottanta si rimarca un cambiamento sostanziale, per cui l'accento non è più posto sulla minaccia militare dovuta al conflitto est-ovest, bensì sui settori della politica, dell'economia, della tecnologie, dei focolai di crisi e dell'ambiente.

Oltre ai compiti generali di acquisizione e di valutazione delle informazioni, il Servizio informazioni strategico assolve inoltre vieppiù singoli mandati concreti, commissionatigli dalla direzione politica o militare (Organo direttivo in materia di sicurezza, Giunta del Consiglio federale in materia di sicurezza o anche Commissioni parlamentari).

Valutazione Sembra imporsi con urgenza la riorganizzazione dell'intero sistema statale di acquisizione e di valutazione delle informazioni ai sensi degli interventi parlamentari già trasmessi. Considerato il contesto politico radicalmente mutato dopo la fine della guerra fredda e delle conseguenti nuove minacce, va attribuita priorità assoluta alla riorganizzazione dei Servizi d'informazione civile e militare del nostro Paese.

L'organizzazione e le strutture del Gruppo servizio informazioni vanno adeguate alle mutate condizioni. Occorre chiarire se si intende continuare a mantenere l'attuale situazione di duplice impegno delle autorità civili e militari oppure se una struttura organizzativa unitaria non possa servire meglio alle necessità d'informazione, da tempo oramai non più riferite soltanto
a scenari di minaccia polizieschi o militari, di Parlamento, Governo e Amministrazione. Nel contempo, però, per l'acquisizione e la valutazione di informazioni rilevanti per la sicurezza è inoltre necessario con urgenza anche un chiaro mandato di prestazioni da parte delle autorità politiche preposte. Tenuto conto della mutata situazione di minaccia, non può più essere compito del Gruppo servizio informazioni stesso o tutt'al più del Dipartimento da cui esso dipende determinare i punti principali dell'acquisizione e della valutazione delle informazioni. Il compito primario della gestione e del controllo politici del servizio d'informazione statale deve piuttosto spettare al Consiglio federale nella sua qualità di organo direttivo supremo della Confederazione (cfr. raccomandazione 1).

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Sui contatti dei Servizi d'informazione svizzeri con l'estero in generale

A seguito del rapporto della GPDel sullo scambio di piloti con il Sudafrica del 28 settembre 1993, all'interno dei Dipartimenti sono stati adottati vari provvedimenti per pianificare e controllare maggiormente le attività di servizio d'informazione. A differenza della prassi precedente, a detta del divisionario Regli, dalla metà degli

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anni novanta è il capo dello Stato maggiore generale, in stretta collaborazione con il sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazioni, a determinare i punti cruciali delle attività di servizio d'informazione. A scadenze annuali sottopone i corrispondenti piani di lavoro al capo del DDPS, cosicché questi possa approvare gli accenti e le priorità. Giusta l'articolo 10 dell'ordinanza concernente il Servizio informazioni, il capo dello Stato maggiore generale informa inoltre periodicamente il capo del Dipartimento in merito ai Servizi d'informazione svizzeri e ai loro contatti con l'estero. L'instaurazione di contatti regolari con l'estero necessita dell'approvazione del capo del Dipartimento. Infine, anche il Controllo delle finanze redige ogni anno un rapporto speciale sulle finanze dei Servizi d'informazione svizzeri all'attenzione del DDPS e del DFF.

Non esistono invece istruzioni e/o regolamenti scritti riferiti specificatamente ai contatti dei Servizi d'informazione svizzeri con l'estero.

Valutazione Nel riorganizzare l'acquisizione e la valutazione di informazioni da parte dello Stato occorrerà verificare in che maniera sarà possibile tenere debitamente conto del primato della politica nell'ambito del servizio d'informazione. L'instaurazione e il mantenimento di contatti regolari con l'estero non possono più essere gestiti a piacimento dal Gruppo servizio informazioni. Bisognerà piuttosto garantire mediante istruzioni chiare e controlli rigorosi che nella valutazione, oltre agli aspetti meramente connessi al servizio d'informazione, confluiscano anche i rimanenti interessi del Paese (cfr. raccomandazione 1).

3 3.1

Sui contatti dei Servizi d'informazione svizzeri con l'estero e con il Sudafrica in particolare Contatti con i Servizi d'informazione sudafricani

Dal 1981 al 1988 il divisionario Peter Regli è stato capo del Servizio informazioni delle truppe d'aviazione e di difesa contraerea (SIADCA; oggi Servizio informazioni delle Forze aeree, SIFA) in seno al Comando delle truppe d'aviazione e di difesa contraerea (CADCA). Garantire la sicurezza dei piloti e della difesa contraerea rientrava fra i suoi compiti di allora. Dal 1984 intrattenne regolarmente contatti con il Servizio informazioni delle Forze aeree sudafricano, nell'ambito dei quali e con la sua collaborazione ha anche avuto luogo lo scambio di piloti già sottoposto a indagine dalla GPDel.

Quando poi nel 1991, dopo che già nel 1989 era passato al Gruppo servizio informazioni, fu nominato sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazioni, il divisionario Peter Regli mantenne le relazioni periodiche con il Servizio informazioni delle Forze armate sudafricane. Questi contatti furono portati avanti anche dopo il cambiamento di regime in Sudafrica e hanno luogo ancora oggi.

Sugli incontri di lavoro e sulle consultazioni tecniche vengono tenuti processi verbali classificati «segreti». La GPDel ha preso visione dei processi verbali ancora esistenti dal 1992, che solitamente non contengono in pratica nulla di essenziale e rappresentano non tanto rapporti sulla situazione necessitanti il mantenimento del segreto quanto piuttosto relazioni su viaggi.

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A quanto asserisce Regli, i processi verbali vengono distrutti dopo cinque anni. Egli è convinto che ciò sia stato stabilito con l'allora capo dello Stato maggiore generale a seguito delle Commissioni parlamentari d'inchiesta CPI DFGP e CPI DMF. Dato che il contenuto dei processi verbali sui contatti sarebbe sostanzialmente di matrice straniera, apparterebbe allo Stato partner e quindi al Servizio informazioni militare non sarebbe consentito utilizzarlo verso l'esterno, detti processi verbali, scaduti cinque anni, verrebbero distrutti analogamente ai documenti dei controlli di sicurezza relativi alle persone.

Valutazione La decisione di distruggere i processi verbali sugli incontri di lavoro e sulle consultazioni tecniche dei Servizi d'informazione svizzeri è stata presa autonomamente dal sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazioni d'intesa con il capo dello Stato maggiore generale. Evidentemente la questione non è stata sottoposta per parere al Dipartimento, che non ha neppure sollevato obiezioni in merito.

Secondo i principi oggi generalmente riconosciuti, la decisione riguardo alla distruzione di atti ufficiali non spetta all'organo amministrativo interessato bensì all'Archivio federale. L'articolo 6 della LF sull'archiviazione, entrata in vigore il 1° ottobre 1999 prevede che l'Amministrazione federale offra all'Archivio federale di riprendere tutti i documenti dei quali non ha più bisogno in modo permanente, sempre che non sia essa stessa competente per la loro archiviazione. Giusta l'articolo 8 della legge sull'archiviazione, i documenti che devono essere offerti non possono essere distrutti senza l'autorizzazione dell'Archivio federale. Sarà se del caso compito del Consiglio federale, in osservanza dei principi giuridici, prevedere mediante ordinanza eventuali restrizioni alla consultazione, al fine di tenere conto della protezione degli interessi di segretezza specifici al Gruppo servizio informazioni (cfr. raccomandazione 4).

3.2

Importanza dei contatti con i Servizi d'informazione sudafricani

Non esiste una convenzione scritta fra la Svizzera e il Sudafrica sulla collaborazione fra i Servizi informazioni militari; simili convenzioni sono per lo più sconosciute e non ne esistono neppure in riferimento ad altri Stati. Conformemente alle affermazioni del divisionario Peter Regli, le relazioni con il Servizio informazioni delle Forze armate sudafricane vennero instaurate nel 1977; una prima visita del capo di quest'ultimo a Berna, sulla quale il Consiglio federale sarebbe stato d'accordo, le avrebbe rese formali. Il capo del Dipartimento non si è lasciato interrogare in merito.

La GPDel aveva scritto al DDPS chiedendo fra l'altro se le dimensioni politiche delle relazioni con il Sudafrica fossero mai state messe in discussione. Nel rapporto redatto dal divisionario Regli si dichiara che gli odierni responsabili del Gruppo servizio informazioni non sono più in grado di rispondere a tale questione. I primi contatti avrebbero goduto del benestare delle sfere politiche, che di conseguenza sarebbero state a conoscenza di queste relazioni. La Svizzera avrebbe da sempre intrattenuto relazioni interstatali corrette e riconosciute con il Sudafrica. Solamente dal 1993 i contatti con l'estero verrebbero sottoposti al giudizio e al benestare politici.

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Sull'importanza dei contatti con il Sudafrica il divisionario Regli aveva affermato nel summenzionato rapporto che i servizi d'informazione di ogni Paese necessitavano di informazioni da fonti differenti (quindi anche da Servizi partner) per poter presentare valutazioni attendibili e confermate alla propria direzione politica e militare.

Ai tempi della guerra fredda l'Unione Sovietica e il Patto di Varsavia avrebbero rappresentato la principale minaccia per la Svizzera. Tutte le notizie su questo argomento sarebbero state di grande rilevanza. A quell'epoca il Sudafrica sarebbe stato impegnato in una guerra in Angola contro forze comuniste dotate di materiale sovietico. Le conoscenze acquisite in questa guerra sarebbero state di vitale importanza per i Servizi d'informazione svizzeri. Nessun altro Paese vicino in Europa sarebbe stato in grado di presentare un'esperienza analoga. Parimenti, sul continente africano sarebbero stati molto attivi i servizi segreti comunisti. Anche per questo motivo i Servizi d'informazione svizzeri sarebbero stati molto interessati ad allacciare contatti con i Servizi segreti del Sudafrica. Occorre però rilevare che i Servizi d'informazione svizzeri avrebbero tratto un profitto decisamente maggiore dal Sudafrica che non viceversa.

All'epoca della guerra fredda i Servizi d'informazione svizzeri si sarebbero occupati principalmente di analisi della situazione dal profilo militare. Le valutazioni sarebbero servite a preparare meglio l'esercito svizzero, in particolare le Forze aeree, a un'eventuale guerra difensiva contro il Patto di Varsavia. Le conoscenze acquisite in Sudafrica, ma anche in Afganistan, Israele ecc., sarebbero servite direttamente ad adeguare la tattica e la procedura e a orientare di conseguenza la formazione.

Valutazione Appare davvero sintomatico per la mancanza di controllo politico dei contatti con l'estero il fatto che il Dipartimento non abbia espresso un parere autonomo sull'importanza e sulle implicazioni politiche dei contatti con il Sudafrica all'epoca dell'ex regime dell'apartheid, lasciando al divisionario Regli nella sua qualità di sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazioni l'incombenza di rispondere a una domanda così cruciale. Questi afferma infatti anche che gli odierni responsabili del Gruppo servizio informazioni
non sono in grado di rispondere alla domanda sulle dimensioni politiche delle relazioni con il Sudafrica. Se ne conclude che in seno al Gruppo servizio informazioni non vi sono state discussioni in merito e che anche il Dipartimento non aveva visto alcun motivo di assumere una responsabilità direttiva politica al riguardo.

Non può essere compito della GPDel verificare o addirittura valutare in maniera definitiva il contenuto materiale delle informazioni ottenute dal Sudafrica; in base agli accertamenti effettuati non sarebbe neppure in grado di farlo. La GPDel deve perciò accontentarsi delle corrispettive risposte del sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazioni. Dopo che però il Dipartimento anche a tale riguardo ha rinunciato a esprimere un parere autonomo, per la Delegazione si impone la conclusione che almeno al riguardo non si è proceduto a un controllo dell'efficacia, interno al Dipartimento, e che la domanda in ordine all'onere e all'utilità delle relazioni, inerenti al servizio d'informazione, fra la Svizzera e il Sudafrica non è stata finora posta dal profilo politico, né vi si è risposto.

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3.3

Il ruolo di Jürg Jacomet quale intermediario

Stando al nipote André Jacomet, Jürg Jacomet, nato nel 1946, una volta terminata la sua formazione lavorò dapprima quale venditore in un'armeria privata. Si mise quindi in proprio assieme a un partner e fondò la Intermagnum AG. Jürg Jacomet era titolare di una patente cantonale per commercio d'armi e dal 1993 anche di un'autorizzazione di principio federale per commerciare materiale bellico. La prima e in sostanza unica operazione commerciale che fu in grado di realizzare con questa società fu, sempre a quanto afferma il nipote, una fornitura di circa 10 000 fucili a pallini verso il Sudafrica. Sembra però che disponesse di una più ampia cerchia di conoscenze in diversi Paesi, in particolare in Sudafrica e negli Stati dell'ex blocco orientale. Verso l'inizio/la metà degli anni novanta Jürg Jacomet si sarebbe poi ammalato di cancro. Alla fine del 1993/all'inizio del 1994 lasciò il suo domicilio in Svizzera e si trasferì dapprima in Spagna e in seguito nelle Filippine. Jürg Jacomet morì nell'ottobre del 1998; fatta eccezione per quanto da lui affermato dinanzi alla Procura distrettuale di Zurigo, per dichiarazioni sulla sua persona e in particolare sui suoi contatti con i Servizi d'informazione sudafricani o altre autorità o privati cittadini del Sudafrica occorre per lo più rifarsi a segnalazioni di terzi.

Jürg Jacomet aveva frequentato assieme al divisionario Peter Regli la Scuola ufficiali e nella sua funzione militare (di milizia) era stato ufficiale nel Servizio informazioni dell'aviazione e della difesa contraerea dal 1972 al 1990, non però membro del SIADCA. In base a varie dichiarazioni risulta che, nei suoi numerosi contatti con collaboratori di servizi segreti stranieri, Jürg Jacomet si era continuamente spacciato per agente dei Servizi d'informazione svizzeri. Più precisamente, fra il 1980 e il 1988 Jacomet si sarebbe definito collaboratore del SIADCA e poi negli anni novanta collaboratore del sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazioni. In tal senso va rammentato che il divisionario Peter Regli dal 1981 al 1988 fu capo del SIADCA e quindi dal 1991 sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazioni. Peter Regli afferma che soltanto dai reportage giornalistici della metà/fine degli anni novanta avrebbe appreso che in occasione dei suoi contatti privati all'estero
Jürg Jacomet si era spacciato per «agente dei Servizi segreti svizzeri»; prima non ne sarebbe stato al corrente.

Secondo le dichiarazioni del divisionario Regli, rilasciate durante la sua audizione da parte della GPDel, Jürg Jacomet aveva fornito informazioni interessanti su materiale sovietico non solo al SIADCA e più tardi al Servizio informazioni militare, bensì anche alla sua squadriglia aerea, al suo reggimento e alle Forze aeree. Questi sarebbe stato molto impegnato e avrebbe voluto rendersi utile alla causa comune. La sua «caduta» sarebbe invero sopravvenuta soltanto all'inizio degli anni novanta, quando Jürg Jacomet si sarebbe (pare) recato in ambienti malavitosi e si sarebbe dato ai suoi «loschi affari» con Wouter Basson, circostanza che sarebbe venuta alla luce soltanto oggi. Egli stesso, in qualità di capo del SIADCA, sarebbe stato regolarmente informato a voce da Jürg Jacomet sui suoi prolungati viaggi. In occasione dei vari incontri privati e di lavoro Jürg Jacomet gli avrebbe fornito in particolare informazioni su aviogetti da combattimento, sistemi DAC ecc., mentre non gli avrebbe mai fatto menzione di sistemi di armi biologiche o chimiche.

Il divisionario Regli non era in grado di ricordare di avere inoltre ricevuto regolarmente comunicazioni via fax da parte di Jürg Jacomet, come hanno occasionalmente sostenuto i media. Non esiste una documentazione scritta sullo scambio di informazioni fra il divisionario Regli e Jürg Jacomet.

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Presso la Polizia federale vi sono voluminosi incartamenti su Jürg Jacomet. Nel 1993 contro di lui era stata aperta una procedura d'inchiesta di polizia giudiziaria causa il sospetto di infrazione alla legge sull'energia nucleare in relazione con il ritrovamento di materiale scarsamente radioattivo nell'area di servizio di Kemptthal.

Il suo nome figura inoltre in diversi rapporti di autorità di polizia svizzere ed estere in relazione a traffico di armi e truffa.

Sulla stampa era stato tra l'altro manifestato il sospetto che Jürg Jacomet avesse introdotto in Svizzera un razzo a raggi infrarossi proveniente, pare, da arsenali sovietici in Angola. La GPDel ha verificato questa asserzione, senza però trovarne conferma. Stando alle affermazioni del divisionario Peter Regli, al Servizio informazioni militare non risultano forniture di armi a privati. È stato invece possibile accertare che negli anni ottanta il Servizio informazioni militare aveva trasferito in Svizzera singole parti di munizioni di produzione sovietica allo scopo di sottoporle a un'analisi approfondita da parte dell'Aggruppamento dell'armamento. Rientra nei compiti di un Servizio informazioni militare procurarsi anche informazioni sulla tecnologia delle armi, così che non vi è nulla da obiettare a tale procedura.

Fra l'altro, quanto all'effettivo o al presunto coinvolgimento di Jürg Jacomet nei progetti sudafricani di sviluppo di armi biologiche e chimiche, si può rinviare al capitolo II 4.

Valutazione In mancanza di documentazione scritta sui singoli contatti e in considerazione del fatto che nel frattempo Jürg Jacomet è deceduto, è stato possibile ricostruire solo frammentariamente la relazione fra quest'ultimo e il divisionario Peter Regli. Gli accertamenti effettuati hanno tuttavia evidenziato con assoluta chiarezza che è assai improbabile che il comportamento di «liberi collaboratori» possa risultare compromettente per i Servizi d'informazione svizzeri nel loro insieme. Si impone perciò con urgenza l'allestimento di chiare istruzioni nelle quali vengano disciplinati in maniera definitiva i criteri per la scelta, l'istruzione e il controllo degli informatori e dei collaboratori in via informale dei Servizi d'informazione svizzeri (cfr. raccomandazione 3).

3.4

Contatti con Lothar Neethling, Wouter Basson e Lien Knobel

Nel quadro degli accertamenti della Commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana è risultato che nel 1982 l'esercito sudafricano aveva dato avvio a un progetto segreto volto a rendere possibile una guerra chimica e biologica di difesa e di parziale offesa. Alla direzione del progetto, dal nome in codice «Coast», vi era il capomedico dello Stato maggiore generale dell'esercito sudafricano, Wouter Basson. Dal 1982 fino all'abbandono nel 1993, l'esercito sudafricano aveva investito in questo progetto oltre 100 milioni di franchi, per cui era sorto il sospetto che Wouter Basson si fosse indebitamente appropriato di svariati milioni di franchi per scopi privati. Nella primavera del 1999 il Ministero pubblico sudafricano aveva mosso contro Wouter Basson l'accusa di assassinio in 27 casi e per numerosi altri reati a causa del coinvolgimento di quest'ultimo nel progetto «Coast».

In occasione della sua audizione da parte della GPDel, il divisionario Peter Regli espresse il suo parere in modo dettagliato in merito ai presunti contatti riportati dai 490

giornali con Lothar Neethling, Wouter Basson e Lien Knobel. Rivelò che sarebbe stato ricontattato da Jürg Jacomet e che questi gli avrebbe chiesto di accogliere per una visita di cortesia due funzionari di alto rango delle Forze armate sudafricane.

Dato che ­ come si sarebbe venuto a sapere solo oggi ­ Jürg Jacomet avrebbe sempre sostenuto di essere un agente dei Servizi d'informazione svizzeri, sarebbe presumibilmente stato importante per la sua credibilità far conoscere il capo di suddetti Servizi ai suoi ospiti dal Sudafrica. Accompagnati da Jürg Jacomet, il generale Lothar Neethling e il brigadiere Wouter Basson gli avrebbero poi reso visita tra l'estate del 1990 e l'autunno del 1991 nel suo ufficio a Palazzo Federale a Berna. La visita di cortesia sarebbe durata circa tre quarti d'ora, e sostanzialmente si sarebbe discusso di questioni di sicurezza; non esisterebbe un processo verbale al riguardo. Si sarebbe trattato di un unico incontro, durante il quale egli non sarebbe stato a conoscenza delle precise funzioni dei suoi interlocutori. Successivamente non avrebbe più avuto alcun contatto né con Lothar Neethling né con Wouter Basson. Quest'ultimo, dopo essere stato rilasciato dal carcere preventivo zurighese, l'avrebbe chiamato ancora una volta (cfr. cap. II 52); egli avrebbe però riattaccato il telefono perché all'epoca Jürg Jacomet gli aveva già causato abbastanza problemi.

Come dichiarò il divisionario Peter Regli dinanzi alla Delegazione, in occasione di un incontro di lavoro nel marzo del 1994 in Sudafrica il generale Lien Knobel lo interpellò per la prima volta sul fatto che Wouter Basson, eventualmente assieme a Jürg Jacomet, si sarebbe appropriato indebitamente in Svizzera di una somma di denaro di svariati milioni di franchi; il generale Knobel si sarebbe informato se egli (Regli) avrebbe eventualmente potuto essere d'aiuto per accertare dove si trovasse il denaro e per la sua restituzione. Al suo rientro in Svizzera, avrebbe presentato questa richiesta al capo della Polizia federale, che però l'avrebbe rinviato all'assistenza giudiziaria ordinaria. Durante la sua successiva visita nell'ottobre del 1997 avrebbe poi saputo per la prima volta dal generale Lien Knobel di un progetto di armi biologiche e chimiche del Sudafrica nel quale sarebbero stati coinvolti Wouter Basson ed
eventualmente anche Jürg Jacomet.

Valutazione Sembrerebbe che, per quanto riguarda quell'unico contatto con Lothar Neethling e Wouter Basson, Jürg Jacomet abbia manifestamente abusato della fiducia del divisionario Peter Regli e che quest'ultimo abbia accolto con troppa leggerezza rappresentanti di uno Stato straniero per visite di cortesia nel suo ufficio a Palazzo Federale a Berna. A questo proposito occorre comunque sottolineare che né Lothar Neethling né Wouter Basson erano funzionari dei Servizi segreti sudafricani con il quale in genere il Gruppo servizio informazioni svizzero intratteneva contatti. Proprio per questo sarebbe stato senza dubbio indicato procedere ad una verifica più scrupolosa dei motivi della visita di Jürg Jacomet e dell'interlocutore straniero. La semplice fiducia non può certo sostituire un accertamento accurato.

3.5

Contatti della Polizia federale con i Servizi segreti sudafricani

A differenza del Servizio informazioni militare, la Polizia federale intrattenne solo contatti irregolari con l'allora National Intelligence Service sudafricano. In una nota confidenziale inviata il 20 agosto 1985 dall'allora capo della Polizia federale e della Difesa, Peter Huber, al sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazio491

ni si osserva che non sussisteva alcun interesse a un ulteriore collegamento con un altro servizio sudafricano. La Polizia federale avrebbe pertanto continuato a limitarsi all'ordinario scambio di informazioni, caso per caso.

Valutazione Il comportamento della Polizia federale non dà adito ad alcuna osservazione.

4 4.1

Presunto coinvolgimento del laboratorio AC di Spiez nei progetti sudafricani di sviluppo di armi biologiche e chimiche Contatti con Lothar Neethling e Wouter Basson

In diversi media era stato avanzato il sospetto che il laboratorio AC di Spiez sarebbe stato coinvolto nei progetti sudafricani di sviluppo di armi biologiche e chimiche. A tal proposito si faceva in particolare riferimento a un incontro svoltosi alla fine degli anni ottanta a Lucerna al quale, oltre a Wouter Basson, avrebbero partecipato anche specialisti di armi chimiche svizzeri, tedeschi e americani.

Dagli accertamenti della Delegazione è risultato che, fatta eccezione per un unico settore, non ha avuto luogo alcun contatto fra rappresentanti dell'Aggruppamento dell'armamento, da un lato, e rappresentanti del Governo sudafricano di allora o dell'industria bellica sudafricana, dall'altro. L'eccezione concerne il settore del laboratorio AC di Spiez.

Il 27 novembre 1987 il laboratorio AC di Spiez ricevette, senza averne fatto richiesta, campioni di sangue e d'urina dalla Louis Schleiffer AG, con sede a Feldbach (ZH), fornitrice dell'Aggruppamento dell'armamento per materiale di protezione ABC. I liquidi in questione, secondo le indicazioni della Louis Schleiffer AG prelevati da vittime del Sudafrica, dovevano essere analizzati onde trovarvi eventuali tracce di sostanze nocive note e nuove, ancora sconosciute, ovvero dei loro metaboliti. Già il 2 dicembre 1987 il laboratorio AC di Spiez comunicò alla Louis Schleiffer AG che, visto il troppo tempo intercorso fra il presunto impiego di armi da guerra e il prelievo di campioni, non era più possibile effettuare l'analisi delle tracce richiesta.

Su iniziativa di Louis Schleiffer e grazie all'intermediazione di Jürg Jacomet, il 25 gennaio 1988, nell'immobile dell'Aggruppamento dell'armamento alla Kasernenstrasse 19 a Berna, si svolse una consultazione tecnica fra rappresentanti di quest'ultimo organo e rappresentanti del Sudafrica. Il capo della Divisione specializzata del laboratorio AC di Spiez, Bernhard Brunner, durante la sua audizione da parte della Delegazione rivelò che la consultazione era stata organizzata dall'allora Servizio informazioni dell'aviazione e della difesa contraerea. L'intenzione era di accogliere la delegazione sudafricana a Spiez, cosa che però egli avrebbe rifiutato. Conformemente a un processo verbale manoscritto, a questa consultazione tecnica presero parte, oltre a rappresentanti dell'Aggruppamento dell'armamento, Jürg
Jacomet in presunta rappresentanza del SIADCA, il generale Lothar Neethling in rappresentanza della polizia sudafricana e il brigadiere Wouter Basson in rappresentanza della Commissione della difesa sudafricana. In tale occasione furono esaminate in particolare informazioni riguardanti presunti impieghi di armi da guerra del nuovo tipo in Namibia. Il divisionario Regli non aveva partecipato a questa consultazione; secondo la dichiarazione del capo della Sezione specializzata della chimica e della biolo492

gia del laboratorio AC di Spiez avrebbe però telefonato, mostrandosi stupito del fatto che i visitatori non fossero stati accolti a Spiez.

Il divisionario Peter Regli non si ricordava più di questa conversazione telefonica.

Sarebbe però lecito ipotizzare che all'epoca Jürg Jacomet gli avesse preannunciato l'arrivo di una delegazione dal Sudafrica chiedendogli se avrebbe potuto accompagnarli a Spiez. È parimenti possibile che in seguito abbia telefonato al signor Brunner facilitando così il compito a Jürg Jacomet. Ai tempi della guerra in Angola il Gruppo servizio informazioni sarebbe stato interessato a ottenere informazioni in merito alle armi chimiche utilizzate.

Un collaboratore dell'Aggruppamento dell'armamento aveva scritto un'annotazione di suo pugno concernente l'incontro del 25 gennaio 1988 con Lothar Neethling e Wouter Basson. In questa annotazione, il redattore osservava in conclusione che «gli annessi e connessi della visita sarebbero nebulosi». Prima della visita della delegazione sudafricana, in seno all'Aggruppamento dell'armamento si sarebbe tenuta una discussione preliminare durante la quale sarebbe emerso che un collaboratore dell'allora Sezione materiale di protezione ABC avrebbe avuto strette relazioni con i visitatori dal Sudafrica, che però non aveva rivelato. Oltre a ciò sarebbe stato auspicato che Louis Schleiffer diventasse un «informatore di primo grado». Dalla suddetta annotazione manoscritta si può inoltre desumere che all'interno dell'Aggruppamento dell'armamento le opinioni in merito erano controverse; al riguardo si istituiscono paralleli con il caso Schilling e si reputa necessario elucidare le relazioni fra SIADCA, Schleiffer e Jacomet.

Il divisionario Peter Regli ha dichiarato di conoscere solo Jürg Jacomet. Con le altre persone che avevano partecipato all'incontro del 25 gennaio 1988, il Gruppo servizio informazioni non avrebbe intrattenuto alcun contatto, cosicché non poteva esprimersi ulteriormente in merito.

Fatta eccezione per questo incontro del 25 gennaio 1988 a Berna, non è stato possibile accertare nessun'altra riunione fra Lothar Neethling e Wouter Basson, da un lato, e collaboratori del laboratorio AC di Spiez, dall'altro. In particolare, la Delegazione non ha trovato alcun indizio di un secondo incontro, che secondo quanto riportato dai media si
sarebbe tenuto alla fine degli anni ottanta all'Hotel National di Lucerna. In occasione della sua audizione da parte della Delegazione, André Jacomet aveva affermato che all'epoca aveva lavorato quale autista per suo zio Jürg Jacomet. Ricordava di avere accompagnato in macchina a Lucerna Jürg Jacomet assieme a Wouter Basson nel 1989 o nel 1990 (in ogni caso era d'inverno). In seguito, passando dal colle del Brünig, sarebbe giunto a Spiez dove, di nuovo assieme a Jürg Jacomet, sarebbe andato a prendere altre due persone, ma non era in grado di dire chi fossero. Non avrebbe partecipato all'incontro stesso; Jürg Jacomet gli avrebbe però spiegato che si sarebbero incontrati con esperti americani, sudafricani e tedeschi al fine di discutere del noto argomento.

Valutazione Sulla base dei suoi accertamenti, la GPDel presume che sostanzialmente devono aver avuto luogo due incontri in Svizzera, uno a Berna, l'altro a Lucerna. Mentre alla prima riunione a Berna avevano partecipato rappresentanti del laboratorio AC di Spiez, quanto al secondo incontro a Lucerna deve essersi invece trattato di un'iniziativa personale di Jürg Jacomet promossa senza la partecipazione di un'autorità ufficiale svizzera. Sembra non solo possibile, bensì probabile, che il viaggio da Spiez a Lucerna descritto da André Jacomet sia stata una pura messa in scena con la 493

quale, chiunque ne sia stato l'artefice, dovevano essere simulati presunti contatti di Lothar Neethling e Wouter Basson con il laboratorio AC.

La direzione del laboratorio AC di Spiez si era comportata in modo estremamente riservato nei confronti di Lothar Neethling e Wouter Basson. Pur essendosi addentrata in una consultazione tecnica (presumibilmente coordinata dal SIADCA) non aveva però rivelato alcuna informazione compromettente o rilevante in materia di sicurezza. Anche se solo oggi si possono presupporre le intenzioni di allora dell'interlocutore sudafricano, il laboratorio AC di Spiez si era sin dall'inizio comportato con diffidenza, diffidenza che si è in seguito rivelata più che giustificata. A tale riguardo non vi è assolutamente nulla da eccepire al comportamento adottato all'epoca dal laboratorio AC di Spiez.

Da questo esempio emerge una volta di più il problema dell'assenza di sensibilizzazione e di controllo politici sul Gruppo servizio informazioni. Né Lothar Neethling né Wouter Basson erano collaboratori dei Servizi segreti sudafricani; nell'annotazione al processo verbale, i due interlocutori erano stati designati rispettivamente come rappresentante della polizia sudafricana e rappresentante della Commissione della difesa sudafricana. Ciononostante non si era proceduto a ulteriori indagini circa la loro funzione all'interno dello Stato sudafricano né si era considerata l'opportunità politica della presa di contatto. Occorre comunque chiedersi se in questa situazione particolarmente delicata non sarebbe stato lecito attendersi che il sottocapo di stato maggiore del Gruppo servizio informazioni conferisse prima con le istanze politiche responsabili.

Ma l'incontro con Lothar Neethling e Wouter Basson conferma inoltre anche il problema delle lacune nella scelta e nel controllo dei collaboratori in via informale in seno al Gruppo servizio informazioni. Sebbene Jürg Jacomet non rivestisse alcun tipo di funzione in seno al Gruppo servizio informazioni, era riuscito non solo a promuovere la consultazione tecnica, bensì anche a parteciparvi personalmente e per di più in veste di presunto rappresentante del SIADCA (cfr. raccomandazioni 1 e 3).

4.2

Contatti con la Protechnik Laboratoires Ltd

Il 23 gennaio 1991, il laboratorio AC di Spiez ricevette inoltre uno scienziato sudafricano della Protechnik Laboratoires Ltd, che in Sudafrica tratta questioni analoghe a quelle di cui si occupa il laboratorio AC di Spiez. La richiesta di visita era avvenuta per via diplomatica ed era stata autorizzata dagli organi preposti. I modelli di computer per la propagazione di agenti di guerra chimica costituirono il tema della consultazione tecnica alla quale, oltre al summenzionato scienziato, partecipò anche l'addetto alla difesa sudafricano.

Secondo quanto egli stesso aveva asserito, il capo della Divisione specializzata del laboratorio AC di Spiez era stato invitato varie volte a ricambiare la visita in Sudafrica, inviti che egli aveva tuttavia sempre declinato, non ritenendo opportuna per ragioni politiche una siffatta visita. Del resto il laboratorio AC di Spiez non sarebbe stato particolarmente interessato agli avvenimenti in Sudafrica e in Namibia, poiché le segnalazioni sarebbero state vaghe e le fonti inattendibili.

Dopo il cambiamento di regime in Sudafrica si intensificarono poi i contatti fra la Protechnik Laboratoires Ltd e il laboratorio AC di Spiez. All'ordine del giorno vi

494

era soprattutto un sostegno informativo e logistico alle autorità sudafricane nell'ambito della Convenzione sulle armi chimiche.

Valutazione La protezione da armi biologiche e chimiche rientra nei compiti principali del laboratorio AC di Spiez. Non si può pertanto muovere alcuna critica alla cooperazione internazionale in questo settore.

5 5.1

Sulla presunta fornitura di un sintetizzatore di peptide da parte del laboratorio AC di Spiez verso il Sudafrica Domande di assistenza giudiziaria del Ministero pubblico sudafricano

Nell'inchiesta penale condotta dal Ministero pubblico sudafricano contro Wouter Basson, il 28 ottobre 1996 era stato chiesto per rogatoria che venissero interrogati collaboratori del laboratorio AC di Spiez. Oggetto dell'inchiesta sudafricana era un reato economico perpetrato da Wouter Basson, nel quale Jürg Jacomet avrebbe svolto un ruolo non marginale. Al fine di occultare un reato contro il patrimonio presumibilmente da lui commesso, Wouter Basson aveva rilasciato dichiarazioni riguardo all'acquisto di un sintetizzatore di peptide; a quanto asserisce, esso sarebbe stato acquistato nell'autunno del 1990 per 2,4 milioni di dollari americani presso il laboratorio AC di Spiez e più tardi riconsegnato poi in cambio della fornitura di sostanze chimiche. Già il Ministero pubblico sudafricano nella sua richiesta di assistenza giudiziaria avanzò tuttavia il sospetto che lo strumento menzionato non è mai stato acquistato e riconsegnato.

Valutazione Gli accertamenti della Delegazione hanno dimostrato che l'operazione commerciale che Wouter Basson sostiene sia avvenuta non ha mai avuto luogo. Il laboratorio AC di Spiez non aveva mai richiesto l'acquisto di un sintetizzatore di peptide, né l'aveva acquistato, preso in leasing, affittato o ricevuto in regalo, e men che meno aveva fornito un simile strumento o sostanze chimiche di qualsivoglia genere verso il Sudafrica.

5.2

Inchiesta penale della Procura distrettuale di Zurigo

In questo contesto occorre inoltre segnalare che nel 1993 la Procura distrettuale di Zurigo aveva aperto un'inchiesta penale contro Wouter Basson e Jürg Jacomet per il sospetto di truffa. Quale rappresentante della Intermagnum AG il 19 maggio 1993, assieme a Wouter Basson, Jürg Jacomet aveva intavolato trattative con una banca di Zurigo in ordine all'apertura di un conto, in particolare alla concessione di un credito lombard dietro deposito di obbligazioni. Una volta sbrigate le formalità necessarie, il 25 maggio 1993 furono trasferite venti obbligazioni di una banca straniera per un valore nominale di cinque milioni di dollari americani. Dalle verifiche delle obbligazioni eseguite prima della concessione del credito è risultato che esse erano palesemente falsificate.

495

Secondo quanto affermato da Jürg Jacomet nella sua audizione del 3 agosto 1993, la Intermagnum AG da lui diretta avrebbe operato nel commercio all'ingrosso di armi da caccia e di armi da sport, fornendole a ditte sudafricane fino al 1988. Avrebbe conosciuto Wouter Basson nel 1987 a Pretoria. In seguito avrebbero avuto luogo vari incontri privati. Alla questione postagli da Wouter Basson in occasione di un soggiorno in Svizzera circa la possibilità di depositare e di ipotecare titoli di credito (cartevalori) presso una banca, egli gli avrebbe prospettato il chiarimento della stessa. Dopo che poi sarebbero state sbrigate le formalità, Wouter Basson gli avrebbe chiesto di raggiungerlo all'aeroporto di Zurigo-Kloten per consegnargli le obbligazioni allo scopo di depositarle.

L'allora direttore supplente della banca fece iscrivere a verbale che egli avrebbe conosciuto Wouter Basson già circa quattro anni prima grazie a Jürg Jacomet.

All'epoca si sarebbe trattato del finanziamento di un progetto di aiuto medico in Sudafrica. Questa operazione commerciale sarebbe stata tuttavia troppo importante per l'istituto creditizio cui era a capo.

In seguito fu emesso un mandato di cattura nei confronti di Wouter Basson, che venne arrestato il 27 novembre 1993 all'arrivo all'aeroporto di Basilea. Questi a sua volta affermò di avere conosciuto Jürg Jacomet a Zurigo in occasione di una visita del generale sudafricano Neethling in Svizzera nel 1982/1983. Allora Jürg Jacomet gli sarebbe stato presentato quale mercante di armi, che rappresentava «a titolo ufficiale/ufficioso» il Governo svizzero. Egli avrebbe presunto che Jürg Jacomet lavorasse per i Servizi d'informazione svizzeri. In seguito fra lui e Jürg Jacomet si sarebbe sviluppata una relazione d'affari e d'amicizia. Vi sarebbe stata una collaborazione in materia di trasferimento di tecnologie dalla Svizzera verso il Sudafrica nel settore delle misure di protezione AC, nel cui ambito Jürg Jacomet avrebbe assicurato i contatti con gli organi federali competenti e le aziende interessate. Questi intensi contatti sarebbero durati fin verso il 1989; in seguito sarebbero passati in secondo piano dopo che Jürg Jacomet avrebbe trasferito le sue attività nell'ex blocco orientale.

Nel 1992 si sarebbero quindi svolti due incontri nell'ufficio di Jürg Jacomet a Rümlang
(ZH), ai quali sarebbero stati presenti anche diversi cittadini croati.

All'epoca si sarebbe discusso del finanziamento, dell'acquisto di armi e del loro trasporto verso la Croazia. Jürg Jacomet avrebbe domandato a Wouter Basson di partecipare a questi incontri in quanto i Croati avrebbero a loro volta chiesto di poter ricevere armi dal Sudafrica, richiesta che sarebbe però stata respinta. Jürg Jacomet sarebbe stato successivamente incaricato da Wouter Basson di chiarire taluni retroscena riguardanti forniture di armi verso la Croazia. A tale scopo gli sarebbe stata messa a disposizione dal Sudafrica una somma di 2,3 milioni di dollari americani.

Nel dicembre del 1992 Jürg Jacomet sarebbe poi stato istruito di procedere a pagamenti per un ammontare complessivo di circa 800 000 dollari americani a due generali croati e a un ministro «a titolo di contropartita e di modello». Nel febbraio del 1993, dopo avere tergiversato un po', Jürg Jacomet avrebbe finalmente ammesso di avere utilizzato il rimanente denaro per altre operazioni commerciali.

Wouter Basson sarebbe poi stato incaricato dai competenti organi dell'esercito sudafricano di ricuperare i soldi trasferiti da Jürg Jacomet. A tal proposito, si sarebbe tra l'altro discusso del fatto che le forniture di armi verso la Croazia fossero talvolta finanziate mediante mutui garantiti da titoli di credito. A lui e a Jürg Jacomet sarebbe quindi venuta l'idea di ricuperare il denaro perso ricorrendo a siffatti titoli. I due Croati, che avrebbe già conosciuto in occasione dei suoi precedenti incontri con 496

Jürg Jacomet, gli avrebbero procurato le obbligazioni depositate presso una banca zurighese, motivo per cui egli avrebbe supposto che i Croati dovessero ancora dei soldi alla Intermagnum AG e che dunque gli avrebbero ceduto suddette obbligazioni.

Gli ulteriori accertamenti effettuati dalla Procura distrettuale di Zurigo rimasero infruttuosi, cosicché il 10 dicembre 1993 Wouter Basson fu rilasciato dal carcere preventivo dopo il versamento di una cauzione. Non poté più avere luogo un confronto con Jürg Jacomet, che nel frattempo si era sottratto alla giustizia. Non essendo stato possibile fornire la prova che Jürg Jacomet e/o Wouter Basson avevano essi stessi falsificato le obbligazioni o che per lo meno ne erano a conoscenza, il 21 settembre 1994 l'inchiesta penale fu formalmente archiviata e le conseguenti spese accollate ad entrambi gli imputati.

Valutazione Al fine di accertare le suddette transazioni finanziarie, il 21 luglio 1997 il Ministero di Giustizia sudafricano presentò un'ulteriore domanda di assistenza giudiziaria alla Svizzera. In questa domanda supplementare vengono sostanzialmente confermati i flussi finanziari in questione, cosicché non sussiste alcun motivo di dubitare delle dichiarazioni fatte da Wouter Basson e Jürg Jacomet dinanzi alla Procura distrettuale di Zurigo.

Per quanto riguarda Jürg Jacomet, è ben vero che nella succitata domanda di assistenza giudiziaria è indicato che egli avrebbe «presumibilmente lavorato per i Servizi segreti svizzeri». A prescindere da ciò non emerge tuttavia alcun indizio che il Servizio informazioni militare sarebbe potuto essere implicato in qualsivoglia maniera nella truffa. Si può pertanto supporre a giusto titolo che la presunta fornitura di un sintetizzatore di peptide sia una mera affermazione di copertura addotta da Wouter Basson al fine di occultare i propri intrallazzi finanziari.

In merito all'inchiesta penale condotta dalla Procura distrettuale di Zurigo, nei media era stato tra l'altro anche avanzato il sospetto che nel rilascio di Wouter Basson dal carcere preventivo il divisionario Peter Regli avesse svolto un ruolo determinante, fatto che quest'ultimo contesta. Dai relativi documenti non è possibile trarre alcuna indicazione che confermi la veridicità di questa voce.

6

Sul ritrovamento di uranio

Nel settembre 1993 la polizia cantonale di Zurigo aveva sequestrato circa 13 kg di uranio scarsamente radioattivo ritrovati nell'area di servizio dell'autostrada a Kemptthal. Dagli accertamenti effettuati all'epoca era risultato che Jürg Jacomet aveva depositato il materiale in questione nell'area di servizio e, nel contempo, aveva fornito alla polizia cantonale di Zurigo un'indicazione anonima. Aveva prima chiesto consiglio al divisionario Peter Regli e concordato con lui sul modo di agire.

Pur se questo avvenimento fa luce sulle relazioni tra il divisionario Peter Regli e Jürg Jacomet, non essendo direttamente collegato alla relazione Svizzera/Sudafrica la GPDel ha rinunciato a effettuare nuovi accertamenti in merito.

497

7

Sulla caduta di un aereo del CICR in Angola

Nel corso delle audizioni da parte della GPDel, era stato tra l'altro anche affermato che il pilota di un aereo del CICR che sarebbe stato abbattuto in Angola alla fine degli anni ottanta sarebbe stato membro o per lo meno collaboratore dei Servizi d'informazione svizzeri. A seguito delle accuse mossegli, Regli aveva addotto il rapporto della Commissione d'inchiesta federale sugli incidenti aerei. Stando alle sue affermazioni, l'aereo sarebbe precipitato il 14 ottobre 1987 in Angola; a bordo vi sarebbero stati l'equipaggio, composto di un pilota e di un copilota britannici e di un responsabile del carico neozelandese, e due passeggeri, una Svizzera e un Angolano. L'intera faccenda non avrebbe avuto minimamente a che fare con i Servizi d'informazione svizzeri.

In merito a questo episodio, nella stampa erano stati citati Edouard Brunner («äusserst penible Geschichte») e il portavoce del CICR Urs Boegli («wir waren perplex»). Inoltre era stato affermato che la Sede centrale della Croce Rossa a Ginevra avrebbe all'epoca protestato «acremente» presso il Dipartimento politico federale a Berna (oggi: DFAE), che avrebbe promosso un'indagine sull'episodio.

La GPDel ha in seguito richiesto i rapporti menzionati dai media al Dipartimento federale degli affari esteri, il quale, con lettera del 23 settembre 1999, aveva comunicato alla Delegazione di non essere in grado di reperire tali documenti.

8

Valutazione riassuntiva

In conclusione si può rispondere come segue alle domande poste all'inizio: 1.

Sulla scorta di accertamenti approfonditi, la GPDel è giunta alla conclusione che, ai tempi della guerra fredda, il Gruppo servizio informazioni svizzero abbia a ragione utilizzato il considerevole potenziale di informazioni che gli veniva offerto su un importante fronte politico internazionale grazie ai contatti con i servizi sudafricani. Non vi sono indizi che attestino che la raccolta d'informazioni sia avvenuta utilizzando mezzi illegali o infrangendo istruzioni esistenti.

In base agli accertamenti della GPDel, si è rivelata infondata l'accusa mossa dalla stampa, secondo la quale il Gruppo servizio informazioni e in particolare il suo capo, il divisionario Peter Regli, sarebbe stato coinvolto nell'elaborazione del progetto segreto di armi biologiche e chimiche del Sudafrica.

Le insinuazioni che il divisionario Peter Regli fosse stato connivente o addirittura fautore di questo progetto sono prive di fondamento. Non risponde nemmeno a verità che il capo del Gruppo servizio informazioni avrebbe «intrattenuto» contatti con il responsabile del progetto segreto sudafricano; è possibile dimostrare solamente una visita organizzata da Jürg Jacomet nell'ufficio del divisionario Regli a Palazzo Federale.

La GPDel reputa invece insoddisfacente il fatto che il Gruppo servizio informazioni potesse operare in un periodo estremamente pericoloso su un fronte di informazioni delicato senza direttive e senza una valida direzione da parte delle autorità politiche responsabili.

Parimenti, la GPDel considera problematico il ruolo di Jürg Jacomet. Evidentemente egli poté per anni spacciarsi impunemente per collaboratore del

498

Gruppo servizio informazioni. A tal proposito non si può fare a meno di rimproverare al capo del Gruppo servizio informazioni di avere sottovalutato l'importanza della scelta, dell'istruzione e del controllo di una persona che collabora in via informale, di essersi ingenuamente fidato di lui e di non essere stato in grado di intuire il suo doppio gioco.

2.

III

Il laboratorio AC di Spiez si è comportato in modo estremamente riservato, addirittura esemplare, nei confronti dei tentativi messi in atto dagli ambienti sudafricani per appropriarsi dei risultati delle ricerche svizzere. Non si può certo parlare di un coinvolgimento attivo o anche solo passivo di questo ente specializzato riconosciuto a livello internazionale in un progetto segreto di armi del Sudafrica. Anzi, è comprovato che l'impegno profuso dal laboratorio AC era ed è volto a garantire la protezione della popolazione dai pericoli di tali armi e non a favorirne la produzione.

Raccomandazioni della delegazione

La delegazione sottopone al Consiglio federale le seguenti raccomandazioni: 1

Primato della politica

Il Consiglio federale decide in merito all'instaurazione, al mantenimento e al controllo di contatti regolari con l'estero nell'ambito del servizio d'informazione.

2

Riorganizzazione del sistema statale di acquisizione delle informa zioni

Il Consiglio federale riorganizza quanto prima i Servizi d'informazione svizzeri ai sensi delle considerazioni del presente rapporto e in considerazione degli interventi parlamentari trasmessi in Parlamento nonché dei risultati di ulteriori indagini e studi.

3

Istruzioni per gli informatori e per i collaboratori in via informale dei Servizi d'informazione svizzeri

Il Consiglio federale elabora istruzioni che disciplinano chiari criteri per la scelta, l'istruzione e il controllo di informatori e di collaboratori in via informale dei Servizi d'informazione svizzeri.

4

Esecuzione della legge sull'archiviazione

Il Consiglio federale provvede all'esecuzione della legge sull'archiviazione del 26 giugno 1998. Prevede mediante ordinanza eventuali restrizioni alla consultazione e tiene così conto della protezione degli interessi di segretezza specifici ai Servizi d'informazione svizzeri.

499

IV

Seguito della procedura

Entro la fine del 2000 la Delegazione attende dal Consiglio federale un rapporto sui risultati delle misure adottate.

12 novembre 1999

In nome della Delegazione delle Commissioni della gestione: Il presidente: Bernhard Seiler, Consigliere agli Stati

Il 30 novembre 1999 le Commissioni della gestione hanno preso atto del presente rapporto.

30 novembre 1999

In nome delle Commissioni della gestione: Il presidente della CdG-N Alexander Tschäppät, Consigliere nazionale Il presidente della CdG-S Peter Bieri, Consigliere agli Stati La segretaria delle Commissioni della gestione Mariangela Wallimann-Bornatico

1868

500

Elenco delle abbreviazioni ABC:

atomico, biologico e chimico

AG:

Aktiengesellschaft (= SA: Società anonima)

CADCA: Comando delle truppe d'aviazione e di difesa contraerea CdG-N:

Commissione della gestione del Consiglio nazionale

CdG-S:

Commissione della gestione del Consiglio degli Stati

CICR:

Comitato Internazionale della Croce Rossa

CPI:

Commissione parlamentare d'inchiesta

DDPS:

Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport

DFAE:

Dipartimento federale degli affari esteri

DFF:

Dipartimento federale delle finanze

DFGP:

Dipartimento federale di giustizia e polizia

DMF:

Dipartimento militare federale

FF:

Foglio federale

GIS:

Gruppo informazioni e sicurezza

GPDel:

Delegazione delle Commissioni della gestione delle Camere federali

LM:

Legge federale sull'esercito e sull'amministrazione militare

LRC:

Legge sui rapporti fra i Consigli

Ltd:

Limited (= S.a.g.l: Società a garanzia limitata)

ONU:

Organizzazione delle Nazioni Unite

OSINF:

Ordinanza concernente il Servizio informazioni

RS:

Raccolta sistematica del diritto federale

SIADCA: Servizio informazioni delle truppe d'aviazione e di difesa contraerea SIFA:

Servizio informazioni delle Forze aeree

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